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Seppur così perfetto, il cervello non è immortale ma soggetto all’invecchiamento come ogni parte del nostro corpo. Ciò che ne consegue è l’insorgenza di patologie come il Parkinson, l’Alzheimer, e tante altre malattie cosiddette neurodegenerative la cui incidenza è in costante aumento.
Fino a diversi anni fa si credeva che l’essere umano nascesse con un numero prefissato di neuroni e che poi durante il corso della vita parte di essi morissero senza poter essere sostituiti. La scienza ha sfatato questo dogma dimostrando che molti neuroni danneggiati possono essere sostituiti da neuroni “nuovi” attraverso un meccanismo chiamato neurogenesi.

La degenerazione neuronale non è l’unico problema a cui il cervello va incontro. Si è accennato al fatto che il cervello ha necessità di lavorare in equilibrio. Quando questo equilibrio viene meno si ha l’insorgenza di stati come ad esempio lo stress, l’ansia, la depressione, i disturbi del sonno e tanti altri, che perdurano finché l’equilibrio non viene ristabilito.

Ciclismo e salute della mente

La risposta ce la fornisce ancora una volta la scienza e la si può riassumere in un vecchio ma efficace motto: “prevenire è meglio di curare”.
Infatti, a supporto di questa teoria esiste tantissima letteratura che dimostra che un’attività aerobica moderata impatta positivamente sulle funzionalità del cervello.
Una tra le migliori attività per raggiungere questo obiettivo è il ciclismo.

Uno studio recente ha valutato le funzioni cognitive di un gruppo di persone sane, dimostrando che anche solo 30 minuti di pedalate al 70% della “heart rate reserve” (definita come la differenza tra la frequenza cardiaca massima e quella di riposo) ha effetti estremamente positivi sulla memoria e sulla capacità di ragionamento, migliorando così le capacità cognitive (Nanda B. et al., 2013).

Un altro studio pubblicato all’inizio del 2019 ha analizzato l’effetto del ciclismo outdoor sulle funzioni cognitive e il benessere mentale di 100 adulti di età compresa tra 50 e 83 anni. La particolarità di questo studio è che i ricercatori hanno valutato anche l’effetto dell’utilizzo di una bicicletta a pedalata assistita (e-bike). L’analisi è durata 8 settimane e i partecipanti hanno pedalato almeno 3 volte a settimana per 30 minuti. I ricercatori hanno valutato le funzioni cognitive e il benessere dei partecipanti prima e dopo le 8 settimane di ciclismo. Per quanto riguarda le funzioni esecutive (l’attenzione, la memoria di lavoro e la flessibilità cognitiva) sia il gruppo di partecipanti che ha pedalato su una bici standard sia quello che ha utilizzato la e-bike ha mostrato un sensibile miglioramento della performance cognitiva rispetto al gruppo di partecipanti che non ha pedalato. Sorprendentemente, gli studiosi hanno dimostrato che i miglioramenti del gruppo che ha usato le e-bike sono stati simili, a volte addirittura maggiori, a quelli ottenuti da chi ha pedalato bici muscolari. Questo studio suggerisce che anche l’utilizzo delle e-bike ha effetti positivi sulla funzionalità del nostro cervello (Leyland LA. et al., 2019).

Bici e Parkinson

Tra i tanti studi che mettono in correlazione bici e cervello ce n’è uno che ha valutato l’effetto della pedalata su un gruppo di pazienti affetti dalla malattia di Parkinson, che causa la degenerazione dei neuroni presenti in un’area del cervello chiamata substantia nigra (sostanza nera). Quando la degenerazione neuronale diventa di proporzioni importanti cominciano a sopraggiungere i sintomi caratteristici del Parkinson come i tremori, l’incapacità di coordinare i movimenti e la rigidità, portando a una condizione altamente debilitante. Questo studio ha valutato l’effetto della pedalata assistita a una frequenza tra le 75 e le 85 pedalate al minuto sui pazienti affetti dalla malattia di Parkinson. Nonostante la pedalata fosse assistita, gli operatori hanno spronato i pazienti affinché spingessero con forza sui pedali; 48 ore dopo la fine delle sessioni di pedalata i ricercatori hanno valutato le capacità motorie dei pazienti registrando un sensibile miglioramento rispetto ai parametri misurati prima del test. Questi risultati mostrano come pedalare possa essere considerato a tutti gli effetti una terapia utile nel migliorare i sintomi della patologia e nel rallentarne l’avanzamento (Ridgel AL. et al., 2015).
Gli effetti positivi del ciclismo sul Parkinson non si limitano a un miglioramento dei sintomi della malattia: una regolare attività ciclistica è risultata addirittura in grado di diminuire il rischio di insorgenza della malattia di Parkinson. Nella fattispecie, un’attività moderata riduce del 10% il rischio mentre un’attività vigorosa lo riduce del 17%.

Bicicletta e umore

Oltre a essere un ottimo mezzo per prevenire i disturbi neurodegenerativi, il costante utilizzo della bicicletta è in grado di migliorare tutti gli stati dovuti all’alterazione dell’equilibrio del nostro cervello.
Una delle neuro-patologie molto diffuse (e sempre in costante aumento) ai nostri giorni è un disturbo del tono dell’umore con sintomi altamente invalidanti.
Normalmente, l’umore “fluttua” tra stati alti e bassi a seconda che ci succedano cose positive o negative. Chi soffre di questa patologia non mostra fluttuazioni normali, ma ha un umore sempre sintonizzato verso il basso: è generalmente accettato dalla comunità scientifica che gli stati depressivi sono da associare ad un’alterazione dei livelli di serotonina e dopamina (i neurotrasmettitori del piacere).
Il ciclismo può aumentare i livelli di serotonina e dopamina nel cervello e può tenerli alti a lungo durante la giornata migliorando e prevenendo in questo modo l’insorgenza di stati depressivi.

Inoltre, pedalare con regolarità aiuta a combattere lo stress riducendo i livelli del cortisolo (il cosiddetto ormone dello stress) e riduce gli stati ansiosi con il rilascio di una categoria di ormoni chiamati endorfine che agiscono da ansiolitici oltre che da antidolorifici naturali. In aggiunta, il ciclismo aumenta i livelli di una molecola, chiamata anandamide che appartiene alla famiglia dei cannabinoidi, di cui fa parte anche il principio attivo della marijuana. Agendo sugli stessi recettori su cui agisce la marijuana induce effetti molto simili come l’euforia, migliora il pensiero creativo e la capacità di trovare la soluzione ai problemi. Ecco spiegato il frequente stato di eccitazione che i ciclisti provano dopo aver fatto un bel giro in bici.

La bici amica del cervello: conclusioni

In conclusione, è stato ampiamente dimostrato come andare in bici abbia sicuramente effetti positivi sul funzionamento del cervello, dal migliorare le performance cognitive a combattere lo stress, l’ansia e la depressione e a prevenire gravi malattie come il Parkinson. Non resta altro che prendere coscienza del suo potere terapeutico e goderne i vantaggi in termini di salute. Possiamo sicuramente dire che bici e cervello sono grandi amici!